XVIII secolo – Dalla Corsica alla Sardegna, in fuga dal Governo francese

Nel 1773 Padron Pietro Altieri (1733-1787), fu Antonio, in fuga dal Capo-Corso per problemi con il Governo francese, si stabilì con tutta la sua famiglia nell’isola della Maddalena in Sardegna. Il marchese de Castrie, l’allora ministro della Marina in Versailles e Regnier du Tillet, Commissario dei Porti e Arsenali di Corsica, intervennero nella questione. Qui si capisce l’importanza che attribuivano al fenomeno dei fuoriusciti dalla Corsica dopo la presa di possesso della Francia. Stabilitosi a La Maddalena entrerà a far parte della Regio Marina Sarda come sotto-piloto.

Suo figlio, Giuseppe Antonio (1776-1859), appena undicenne, erediterà questo lavoro dopo la morte del padre avvenuta nel 1787, grazie alla lettera del Viceré inviata al Comandante Porcile.

Giuseppe Antonio, il 21 ottobre del 1833, già padrone marittimo, comanda il boo da 39 tonnellate “La Vergine della Misericordia” di proprietà di Antonio Tartavull. L’imbarcazione fa naufragio sugli scogli dei Gavetti (presso Piantarella) e, molto danneggiata, viene riportata in porto a Bonifacio e lì venduta per 500 franchi. Giuseppe Antonio fu membro della congregazione di Sant’Erasmo e fu consigliere comunale nel 1847.

La sorella di Giuseppe Antonio, Maria Angela Altieri (nata a Barrettali nel 1765, fu Pietro) nel 1781 sposa Salvatore Ornano, fu Francesco (noto personaggio in Sardegna). Salvatore, nome di battaglia Lu Spassu, è un coraggioso sotto-ufficiale della marina sarda. Egli partecipò, il 15 aprile 1787, ad un combattimento contro uno sciabecco tunisino, col suo grado di sotto-comito, sulla mezza galera “Beata Margherita”, comandata da Matton di Benevel. Egli riportò una ferita ad una mano e fu decorato con una medaglia d’argento. Il 3 gennaio 1794 prese parte al combattimento fra le navi sarde e due sciabecchi tunisini nelle acque di Porto Vecchio: un tunisino diede fuoco alla Santabarbara (polveriera) del suo veliero, facendolo esplodere. Molti furono i morti e i feriti, fra i quali Ornano che aveva riportato una brutta ferita al braccio e, malgrado ciò, non aveva cessato di combattere. Portato, come gli altri, in un ospedale improvvisato nell’isola di Santo Stefano, morì per febbre putrida causata da un’infezione.

Lasciava sei figli, Maria Laura (1780), Giovanna (1781), Maria Caterina (1784), Francesco Benedetto (1787), Pietro (1789), Maria Nunzia (1792). Fino a quel momento le vedove di marinai morti in servizio non avevano diritto ad alcun riconoscimento economico e gli ufficiali pregavano, di volta in volta i rappresentanti di governo perché non si lasciassero abbandonate alla fame le famiglie di caduti. Dallo stato finanziario del governo dipendeva la maggiore o minore generosità dell’intervento di un tantum riconducibile, normalmente, ad alcune razioni di pane giornaliere per la moglie e i figli minori. In questo caso, pero, data la gravità della situazione, il Re aveva concesso un sussidio di 90 lire alla vedova Maria Angela Altieri e la promessa di intervenire con una sorta di piccola pensione. Non era allegra la situazione della donna che dovette superare anni penosi con la sua sola forza di volontà fino a quando i due ragazzi erano entrati anche loro nel servizio di Marina (Pietro aveva preso il nome di battaglia del padre) allontanandosi dall’isola. La figlia maggiore, Maria Laura, si sposò molto giovane, nel 1798, con l’intraprendente Giuseppe Bertoleoni mentre Maria Angela Altieri si risposò due anni dopo con un altro vedovo, Pietro Culiolo. Dopo qualche anno la terzogenita, Maria Caterina, si era sposata e aveva avuto un figlio, Pietro, ma qualche tempo dopo rimase vedova. Fu ospitata dalla sorella maggiore, entrando nella sfera di influenza di un uomo dalla forte personalità e dai modi imprevedibili che, adattando tutta la famiglia ai suoi capricci, ne aveva fatto la sua amante con una condizione di vita per noi difficile da capire. Le due sorelle vivevano sotto lo stesso tetto, dividendo anche le attenzioni dell’uomo che era legittimo marito dell’una e amante dell’altra. Bertoleoni aveva risolto il possibile scandalo che la situazione avrebbe potuto comportare, allontanando dalla vista dei sui concittadini il suo ménage: la vecchia chiesa di Santa Maria era la casa che le ospitava entrambe con i rispettivi figli. Per qualche anno la cosa era andata avanti senza che nessuno intervenisse, fino a quando la coraggiosa madre delle due giovani prese l’iniziativa di denunciare la situazione provocando un intervento del Comandante delle Isole che immediatamente si era messo sulle tracce del colpevole per arrestarlo e dei figli per farli battezzare. Ma Bertoleoni non era persona da farsi sorprendere e aveva fatto sparire le tracce di Maria Caterina e dei figli avuti da lei, Giovanni e Pasqua, trasportandoli sulla costa sarda e affidandoli ad amici che non rifiutarono certo di dare al compagno di commercio di contrabbandi l’aiuto necessario. Per risolvere definitivamente la cosa senza rinunciare alle due donne, Bertoleoni occupò un’altra isola, Tavolara, abbastanza lontana dall’Arcipelago per non suscitare curiosità, dove Maria Caterina fu sistemata stabilmente e continuò ad essere la sua seconda moglie illegittima. Dal matrimonio di Giuseppe Bertoleoni e Maria Laura Ornano nacque Paolo che nel 1836, così racconta la leggenda, fu incoronato Re di Tavolara da Carlo Alberto Re d’Italia, creando così il più piccolo regno del mondo. La Regina Vittoria d’Inghilterra fece scattare una fotografia all’intera famiglia, ancora oggi, esposta a Buckingham Palace.

Nel post scriptum della lettera del 6 marzo 1813, inviata alla Segreteria di Stato, il Comandante Millelire racconta che Ambrogio Casabianca e Pasquale Altieri (fu Pietro della Corsica), con un suo nipotino, vennero fatti prigionieri da un corsaro francese mentre si recavano a Malta sotto bandiera inglese, trasportati prima a Napoli e poi a Roma riusciranno a fuggire e con una scialuppa partiranno da Fiumicino e arriveranno alla Maddalena il 6 marzo dopo un giorno di navigazione.

Nel 1823, il capitano Pasquale Altieri, avendo scoperto che uno dei passeggeri era fuggito di nascosto durante la notte con della preziosa mercanzia, ancorò la sua nave, battente bandiera britannica, nel golfo di Terranova (l’attuale Olbia). Egli andò dal Console britannico Pietro Putzu, per chiedere giustizia. Putzu esortò l’Altieri a non darsi pensiero per quanto era avvenuto, perché egli conosceva benissimo quale strada prendere per trovare il colpevole; egli si mise subito alla caccia, a cavallo, accompagnato da un enorme e feroce mastino, raggiunse lo sfortunato furfante che stava cercando, lo fece azzannare dal cane e alla fine lo uccise. Poi ne nascose il bottino e tornò a Terranova, fingendo di non averlo trovato.

Ambrogio Casabianca, che si sposò a Tempio, aveva una relazione con Santa Ornano, figlia di Salvatore e Maria Fiore Altieri, vedova del corsaro Nicola Semonry, che l’aveva sposato nel 1807. Da questa relazione nascono dei figli che nel registro parrocchiale de La Maddalena vengono definiti spuri, legittimati solo dopo la morte della prima moglie di Ambrogio (1856) e il conseguente matrimonio con Santa (1857). I figli sono Anna Maria (che si sposerà nel 1846 con il notaio di Bonifacio Francesco Saverio Serafino, che farà parte di una famiglia di alti responsabili militari, l’ultimo dei quali fu il generale Antonio che viveva ad Ajaccio), Pasquale e Maria Fiore.

Dal 1839 al 1843, Domenico Andrea (n.1807), fu Giuseppe Antonio, già impiegato alla dogana, fece parte della commissione istituita per la contrattazione della divisione delle terre in Sardegna.

Pietro Ornano, figlio di Salvatore e Maria Angela Altieri, sposò, nel 1814, Maria Zonza figlia di Cesare e Maria Antonia Varriano. Cesare Zonza fu uno dei personaggi più interessanti della storia di quel periodo: padrone marittimo, molto attivo nel combattere barbareschi e contrabbandieri, riuscì a crearsi una piccola fortuna con il ricavato delle prede.

La famiglia Altieri alla Maddalena possedevano terreni, vigne, pascoli e un paio di isolotti. Furono marinai, addetti alla Regio Marina, impiegati alla dogana e alle Regio Gabelle a Cagliari.

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